Migrare vuole e deve essere inteso solo come azione motoria, positiva e priva di barriere. Nessuno può impedire ad alcun essere vivente di potersi muovere con rispetto nel proprio pianeta.

Wanda

Macramè

Il termine deriva dall’arabo migramah (frangia per guarnizione).

Questo tipo di ricamo, completamente manuale, venne importato dai marinai liguri che dalle colonie oltremarine approdavano al porto di Genova o in qualche altro scalo della Liguria, integrando alle loro tradizioni quelle delle culture delle colonie.

Il titolo del progetto si ricollega all’etimologia araba, la quale ricorda nella sua fonetica la parola migrazione. Negli ultimi decenni si è assistito a flussi migratori dall’Africa e dal Medio Oriente verso l’Europa e in particolare verso l’Italia meridionale.

Migramah è quindi un nodo prima di tutto culturale, un intreccio, un ponte metaforico tra culture, quelle del bacino mediterraneo, integrate già prima che le istituzioni volgessero il focus sulla questione.

Vision

Immaginiamo città che siano laboratori di generatività, in cui il dialogo e la collaborazione diventano i fili che intrecciano comunità più resilienti, inclusive e solidali. Vogliamo che ciò che spesso viene scartato, che siano materiali o relazioni, trovi nuova vita.

Sogniamo città capaci di reinventarsi, partendo proprio dalla parte “fragile” e coinvolgendo realtà locali e internazionali.

Mission

Creiamo connessioni tra persone attraverso l’arte partecipativa e relazionale, trasformando ciò che è considerato superfluo o dimenticato in nuove possibilità. Diamo nuova vita non solo ai materiali, ma anche alle relazioni, intrecciando legami e costruendo reti di comunità basate sulla collaborazione, l’inclusione e la creatività.

Promuoviamo spazi di dialogo e partecipazione, dove ogni individuo può contribuire al cambiamento e alla rigenerazione della comunità.

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